Premetto che ho davvero difficoltà ad essere obiettivo nello scrivere questo articolo.
Vi parlerò di una persona che conosco personalmente, che stimo moltissimo, con la quale collaboro ormai da anni e alla quale sono legato da profondo affetto e amicizia.

Detto questo, la notizia non può passare inosservata e non posso esimermi dal commentarla e fare qualche considerazione insieme voi lettori di questo blog: a quasi 75 anni di età, Dan Peterson è tornato ad allenare l’Olimpia Milano, oggi Armani Jeans, ben 24 anni dopo la sua ultima apparizione come allenatore!

Di per sé la notizia ha dell’incredibile.
Innanzitutto, cosa ha reso possibile una scelta del genere?!?
Com’è possibile che la dirigenza della squadra più blasonata d’Italia abbia deciso di affidarsi a un’allenatore non più certo giovanissimo e che per di più non allena da oltre vent’anni, per salvare la stagione?!?
Non c’era proprio nessun altro disponibile?????

Per chi come me conosce “il Coach” è facilissimo da capire!

Primo: Dan Peterson è giovane!!! Non sulla carta d’identità, certamente, ma a parte questo piccolo particolare, ha tutte le caratteristiche che rendono una persona “giovane”: ha un entusiasmo straordinario unito a una passione infinita per il suo sport (mai sentito una sua telecronaca?!?), una lucidità mentale unica e la curiosità tipica di colui che possiede una innata e continua voglia di imparare e di migliorarsi.
Da quando lo conosco, queste caratteristiche mi sono sempre balzate all’occhio e mi hanno sempre piacevolmente colpito. Stare con lui mi dà sempre un’energia positiva e non ho certo mai avuto l’impressione di avere un “anziano” di fronte a me, ma piuttosto un “buddy” con cui potersi divertire e confrontare. E, state pur certi, i giocatori avranno la stessa impressione.
Ma ancora di più, ciò che ho sempre apprezzato in lui è la continua voglia di imparare e migliorarsi, unita a una grandissima umiltà. Ricorderò sempre una delle prime volte in cui è venuto ospite come speaker a un mio corso, quando si è messo in un angolino a seguirmi e, zitto zitto, si è preso alcuni appunti perché, come mi ha poi spiegato: “anche dopo tanti anni si può sempre migliorare! E oggi, Roberto, mi hai dato alcuni spunti che userò senz’altro!“.
Straordinario.

E poi ha un’attenzione pazzesca!… NOTA TUTTO!!! Non gli sfugge niente, nota dettagli che ai più passano assolutamente inosservati! Indovinate soprattutto riguardo a cosa? Alle persone.
Dan è un grande osservatore e conosce profondamente la natura umana. E questo lo rende incredibilmente efficace nel rapportarsi alle persone, capirle e quindi guidarle.
A riprova della sua capacità di capire il prossimo, posso dirvi che rimasi letteralmente a bocca aperta un giorno che durante il suo tradizionale intervento al Power Seminar iniziò a parlare di me (ovviamente molto bene, da vecchio paraculo che è!!!) usandomi come esempio di leader (ve l’ho detto che è un gran paraculo!!!) e, nel farlo, elencò tutta una serie di cose che aveva notato dei miei comportamenti fuori e dentro l’ufficio e su come mi rapporto con i miei collaboratori, che sinceramente mi stupirono. Non solo per quanti diversi aspetti notò, ma per l’incredibile dovizia di particolari con cui lo fece!
Suppongo quindi che abbia notato anche cose che non vanno, ma fu così magnanimo da soprassedere su quelle…

Insomma, per farla breve, l’età per Dan Peterson non rappresenta certo un problema.

E con i tanti anni di inattività, come la mettiamo?!?

Beh, anche qui c’è una parola magica che elimina il problema: identità.
In tutti questi anni Dan Peterson non ha mai smesso nemmeno per un istante di essere e di sentirsi un coach!
È ciò che lui è. È la sua identità.
Non a caso tutti lo chiamano “Coach” e lui stesso si chiama così (tipico al mio telefono il suo “ciao Roberto sono il Coach”!) o si firma “il Coach” nei suoi sms o nelle sue e-mail.
Non ha mai smesso di esserlo e non smetterà mai di esserlo
Non ha mai smesso di studiare, di aggiornarsi. Non ha mai smesso di frequentare l’ambiente e di esserne parte attiva.
Ed è per questo che 24 anni o 24 giorni non fanno la differenza.

E pare proprio che io non sia l’unico a pensarla così.
Alla sua prima partita, al Forum contro Caserta, si sono riviste le code ai botteghini e si è tornato a respirare tra i tifosi un entusiasmo che sembrava ormai sopito. Dino Meneghin, monumento del basket italiano, per descrivere l’evento ha detto: “essere qui stasera è come essere alla prima alla Scala con il maestro Muti che torna a dirigere l’orchestra”.
E soprattutto la squadra ha reagito alla grande, battendo gli avversari di 15 punti, ma soprattutto battendosi con rinnovato vigore.

E lui?

Sulla Gazzetta dello Sport di qualche giorno fa si leggono queste righe scritte da Franco Arturi che meglio non potrebbero commentare:
“Nelle sue dichiarazioni dopo la prima vittoria su Caserta, ci mancava che ringraziasse anche i magazzinieri e gli uscieri del Forum, attribuendo loro – e seriamente – una fetta di merito. Quanto è lontano dallo sfrenato egocentrismo di tanti suoi colleghi sulle panchine di calcio? Quanto è più scaltro nel caricare l’ambiente senza offendere nessuno e inventarsi atroci complotti cosmici?
Noi “umani” procediamo nel mondo dello sport soprattutto per modelli rassicuranti e collaudati: il conformismo è il nostro mestiere. Quello che non abbiamo capito è quanto un uomo di 75 anni possa essere motivato e saper motivare, di quanto sia proiettato nel futuro.”

Bentornato Coach!

Per me sempre il NUMERO UNO!!!